L’arte è ‘attività umana che si svolge per opera d’ingegno, secondo insegnamenti dedotti dall’esperienza o seguendo una geniale ispirazione’

Un’artista che vive il suo tempo, e che da ciò trae la sua forza ispiratrice, il coinvolgimento emotivo che nelle sue mani diviene arte.

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Pierluigi Cattaneo nasce il 27 giugno 1952 a Brescia e a due anni la sua famiglia si trasferisce a Gardone V.T., dove ancor oggi risiede. Sin da giovanissimo convive con l’arte, apprendendo le prime tecniche elementari dal nonno materno, da cui impara il disegno e l’acquarello. E’ sempre nonno Fausto che lo mette a contatto con artisti locali, quali Tita Mozzoni, Ottorino Garosio e Bepi Mino. I primi quadri ad olio li realizza nel 1963; negli anni dell’adolescenza inizia a anche a modellare l’argilla. Dal 1969 frequenta l’Istituto d’Arte Savoldo a Brescia, dove conosce Kem Damy che, come ‘docente’, ha un ruolo importante nella sua formazione.

In seguito a quest’incontro, abbandona definitivamente il suo fare artistico, caratterizzato da una figurazione, che si esprimeva nei paesaggi, nelle nature morte e nei ritratti; e la forma si fa sintesi, il tratto diviene essenziale e simbolico. E’ sempre in questo periodo, all’inizio degli anni Settanta, che l’artista sente il bisogno di abbandonare il modellato per iniziare a scolpire il legno: noce, ciliegio e soprattutto cirmolo (abete) diventano materia da assemblare prima, per scavare poi; Cattaneo avverte l’esigenza forte del ‘togliere’ e del creare linee e forme morbide, plastiche, libere da schemi, che appaiono indirettamente riconducibili alle opere di Moore o ai manichini di De Chirico; sono opere vive, eleganti e raffinate, strazianti e dolorosamente espressive. Il legno entra anche nelle opere pittoriche, divenute tridimensionali, opere collocabili tra pittura e scultura, con particolare significato espressivo.

La vita, il senso dell’esistere, la perfezione, la femminilità sensuale, il dolore diventano dagli anni Ottanta i temi principali delle sue opere scultoree, temi raccontati mediante l’esaltazione della materia e delle linee a tutto tondo.

Nel 1976, la prima personale aveva già segnato il suo ingresso nel mondo dell’arte: ha 24 anni.

Nel 1977 diventa socio del gruppo ‘Moretto’ di Brescia, ricoprendo poi la carica di Presidente; si toglie dal sodalizio a metà degli anni Ottanta. Il periodo del “Moretto” fino agli anni 90 è pieno di attività e partecipazioni: della sua opera, scrivono numerosi critici, tra cui Elvira Cassa Salvi, Guido Stella, Luciano Spiazzi, Giorgio Seveso, Angelo Mistrangelo.

L’artista ama definirsi ‘autodidatta’, ma l’arte si sa è ‘l’attività umana che si svolge per opera d’ingegno, secondo insegnamenti dedotti dall’esperienza o seguendo una geniale ispirazione’ e Cattaneo è, in primis, l’artista che vive il suo tempo, e che da ciò trae la sua forza ispiratrice, il coinvolgimento emotivo che nelle sue mani diviene arte. Sono, gli anni Ottanta-Novanta, anni di grande produzione artistica, sia in opere pittoriche, che scultoree e scenografiche; entra nella sua produzione anche l’installazione.

Nella seconda metà degli anni ’90 sperimenta con l’artista e amico Fantini la realizzazione di grandi opere a quattro mani, tra pittura e scultura, collocate in absidi di Chiese o in Istituti Scolastici e Enti pubblici.

Nel dicembre 1996, fonda a Gardone V.T. L’Associazione Culturale “Centro Arte Lupier” e apre uno spazio espositivo per l’arte contemporanea. E’ un momento fondamentale dell’attività dell’artista Cattaneo che segna un altro significativo passaggio nella sua produzione personale, avviata alla compiuta maturità espressiva del fare artistico. La pittura si fa fluida, essenziale, monocroma; la scultura sperimenta nuovi materiali – resina e ferro – facendosi sempre più lineare e slanciata, quasi ad esprimere la tensione interiore verso l’alto. Avvia in questo periodo una collaborazione sempre più stretta e dialogante con i critici Mauro Corradini e Fausto Lorenzi, cui aggiunge negli anni una continuità di collaborazioni con Carlo Micheli.

L’attività artistica personale si interseca così con l’assidua attività di Presidente e promotore dell’Associazione, e ne deriva una nuova interessante evoluzione espressiva che maggiormente si libera di ogni residuo e si avvia definitivamente ad essere interprete di nuove tensioni ideali. L’esperienza installattiva porta Cattaneo in scultura a superare il limite dimensionale e a spaziare in grandi formati in resina e ferro, e in pittura ad un estremizzato simbolismo e minimalismo, impreziositi dall’introduzione di dorature sulle predominanti cromie dei rossi, neri e grigi. La fine degli anni Novanta è ricca per Cattaneo, artista e gallerista, di importanti contatti con altre realtà nazionali e internazionali che contribuiscono a concretizzare il suo mondo e i suoi modi espressivi.

Nel curriculum dell’artista, oltre a numerosissime collettive figurano personali a Bergamo, Bordighera, Bologna, Brescia, Cremona, Mantova, Milano, Roma, Torino, Trento, Verona, Berlino, Budapest, Delf, Graz, Kecskemet, Klagenfurt, Linz, Olomouc, Praga. In questa crescita espositiva trova l’apprezzamento di altri critici, da AnnaLisa Ghirardi a Giampiero Guiotto e Maurizio Bernardelli Curuz fino a più occasionali incontri con critici e curatori ungheresi, austriaci, olandesi fra cui Michael kramer, Aart van Zoest, Wolfgang Zeitlinger. Anche la collocazione delle opere abbraccia altri paesi, dall’Europa agli Stati Uniti, all’Argentina.