L’arte, intendendo il termine per indicare collettivamente
pittura, scultura, architettura e musica, è la mediatrice e riconciliatrice di natura e uomo.
È dunque il potere di umanizzare la natura, di infondere i
pensieri e le passioni dell’uomo in tutto ciò che è l’oggetto
della sua contemplazione.Samuel Taylor Coleridge
Nessuna drastica cancellazione del passato, piuttosto aperture, contiguità, si ritrovano nel percorso di Pier Cattaneo che, nato come scultore, nel corso della sua evoluzione artistica è approdato da alcuni anni ad una rappresentazione minimalista, costantemente in bilico tra pittura e scultura, che si configura come innovazione nella continuità.
Far tabula rasa, del resto, è impossibile. Non solo perchè significherebbe ammettere un fallimento, annullare ogni punto di riferimento, ma soprattutto perché sulla tavoletta nuova permangono comunque i cocci di antiche esperienze, i frammenti di sogni spezzati, le escoriazioni profonde dei ricordi. Nelle tele monocrome, che rappresentano l’apice del processo di rinnovamento stilistico di Cattaneo, emergono residui mai cancellati del suo passato, quasi a sottolineare l’impossibilità di lasciarsi ogni cosa alle spalle, ma anche forse la non volontà di rinnegare ogni scelta. I nuovi lavori, sotto l’aspetto formale, rivelano sapienti scansioni del supporto, attraversato da vibrazioni materiche.
Si tratta di opere sobrie, misurate, rigorose, e al contempo fortemente evocative. Linee castigate intersecano i piani, esaltano scelte minimali di chiara estrazione geometrica. Le eleganti, sottili ondulazioni, che appena scalfiscono la superficie intonsa e pura dell’opera, catturano sapientemente la luce, dando origine ad effetti “optical” esaltati dalla monocromia. Esiti che sembrano rilevare un approccio puramente razionale dell’opera, negando qualsivoglia istintività gestuale. Di fatto attraverso quelle lievi estroflessioni,
quei corrugamenti marginali, Cattaneo ottiene l’effetto dirompente di squarciare le volumetrie, appiattendole sulla tela. Frantuma l’omogeneità del supporto, applicandovi i brandelli di una tridimensionalità residuale, che spezzano il ritmo monocromatico dei lavori, contaminando e dissacrando l’intatta purezza dei bianchi, dei neri, dei rossi e dei gialli.
Tracce di architetture mentali, intrichi di percorsi smarriti, spartiti esistenziali mai eseguiti. Ma in queste sue “tensioni”, siano esse compresse su tela o esplose in “torri” protese verso l’alto, si avverte la negazione degli aspetti meramente formali, a favore di una interiorità tesa a ridare dignità all’individuo.
E’ un sacrificio pagano, pregnante di spiritualità, che si compie sull’ara dell’arte; un’offerta integrale della propria umanità, fatta di ferite mai risarcite, di illusioni scivolate dalle dita, ma anche di passione, di voglia di vivere, d’amore; di silenzi e di grida laceranti.
Una proposta che sa di umanità, di fragilità, di solitudine e al tempo stesso di speranza, di elevazione, di riscatto…
L’artista, nel suo fare, plasma e dà vita alle proprie opere, ripetendo il gesto creativo, illudendosi di poter afferrare una porzione di Infinito, di trascendere i confini della propria condizione, fino ad identificarsi col Demiurgo stesso, per poi precipitare nell’angoscia del vuoto, dell’incomunicabilità, dell’umana inadeguatezza al “volo”.
L’opera d’arte diviene così un tentativo di dialogo, di condivisione della propria dimensione, della propria sensibilità, del bisogno di trascendere i limiti. Un’astrazione necessaria che libera dalle pastoie del reale, permettendo di librarsi al di sopra delle convenzioni.
Cattaneo si affida così al colore omogeneo e puro, per eludere ogni cedimento rappresentativo, per disinfettare le forme da ogni valenza mimetica. Il bianco, il giallo, il rosso e il nero sono in questo caso gli strumenti di una ricerca interiore, gli elementi che determinano una sorta di “alchimia dell’anima”, le tappe di un percorso tendente al raggiungimento di un equilibrio spirituale, prima ancora che formale.
D’altra parte, come affermava Picasso, “I colori, come i lineamenti, seguono i cambiamenti delle emozioni.”
Scritto da Carlo MICHELI
Mantova, aprile 2012