Le prime sculture di Pierluigi Cattaneo risalgono agli anni ’70, sono figure antropomorfe di legno levigato, inizialmente di piccole dimensioni a causa delle ristrettezze dei luoghi di lavoro con le quali in quel periodo l’Artista si trova a dovere fare i conti, ma che nel corso degli anni occupano con sempre più consapevolezza ed energia lo spazio.

Il desiderio di sconfinare la bidimensionalità è ben espresso anche dai suoi quadri-bassorilievi, opere al limite tra pittura e scultura.

Cattaneo predilige l’arte del levare a quella del modellare, scavando e intagliando le sue forme non solo nel legno, ma anche nel polistirolo (coperto poi da resina o utilizzato per la fusione in bronzo), nel ferro ed infine nel cartone. Non è quindi un demiurgo che plasma la materia, infondendo in essa l’Idea, ma un ricercatore che procede a ritroso, scavando nella materia alla ricerca dell’essenza delle cose, come se nel cuore stesso della terra fossero svelati i misteri. Come il Tempo, che sfoglia i giorni, facendoci conoscere la vita attraverso la vita, così l’Artista cerca nell’origine dell’esistenza il mistero di essa.

La scultura è per l’artista una via perseguita in parallelo al suo percorso pittorico, sulla scia della ricerca di una potenza espressiva; la plasticità rende infatti vive le sue creazioni, tanto che c’è in esse una sensualità tattile che, come hanno già osservato molti critici, evoca la necessità di accarezzarle, toccarle, talvolta persino annusarle, sino a fondersi con esse. Si tratta del resto di un desiderio inscindibile dalla poetica di Cattaneo che, a partire soprattutto dagli anni ’80, esprime attraverso le sue opere la forza generatrice dell’universo. Nella sua iconografia compaiono in primis forme della poesia germinativa della vita: l’uovo, elemento di perfezione formale, e il grembo materno, ricettacolo e luogo di trasformazione, i quali si affiancano presto ad una simbologia genitale esplicita, carnale e dinamica, tra concretezza e mistero, fisicità e spiritualità. Cattaneo canta quindi la potenza che dà origine al tutto, potenza che attraversa lo sforzo primordiale per la sopravvivenza, il dolore viscerale dell’esistenza, ma anche la felicità intrinseca all’energia umana.

La sua scultura rappresenta quindi un corpo che si sta formando, o una figura che attende, o che vorrebbe volare, od ancora un essere umano reso impotente, o due sessi che si congiungono per generare altre esistenze. Sino al 2005 infatti le sue immagini plastiche prediligono uomini colti nella loro forma embrionale, protesi all’espressione libera dell’essere e dell’esistere: figure ripiegate su se stesse o figure dall’andamento verticale, percorse dalla tensione del divenire, della mutazione. Sono il primo vagito, sono sussurri d’amore, sono urla centripete di dolore o silenzi d’impotenza: sono eros e thanatos.

Negli ultimi anni la sua scultura si è fatta più essenziale e si è allontanata dalle sue forme plastiche precedenti, senza però che l’Artista abbia negato se stesso; egli infatti non solo prosegue la sua poetica vitale, ma si ricongiunge all’altra sua espressione artistica, la pittura, manifestando ancora una volta di aver percorso un cammino parallelo e talvolta tangente. Ora egli, oltre al ferro e altri metalli, usa materiali come paper, cartone, fili, sperimentati anche in ambito pittorico; non toglie materia alla materia, come sinora aveva fatto per le sue opere plastiche, ma assembla, componendo la sua opera per sovrapposizione, come già nei suoi quadri. Lo scultore, tra l’altro, abbandona spesso la monocromia delle sculture precedenti intingendo il pennello nella sua tavolozza pittorica.

Nel lavoro Cattaneo è sempre rigoroso: l’equilibrio, l’armonia presiede alle sue soluzioni compositive e le forme e i materiali sono strettamente correlati alle sensazioni che vuole ricreare; non c’è più il caldo abbraccio del profumato e liscio corpo ligneo, non ci sono più le rotondità sinuose delle sue forme e nemmeno la magniloquenza del bronzo o la grandiosità prorompente e nel contempo leggera delle resine, c’è ora la forza del ferro in parallelepipedi stabili o la friabilità del cartone in multistrati precari, la sonorità dura del metallo o la musicalità leggera delle corde, in un contrasto che segna l’arte come l’esistenza.

La sue figurazioni sono ora più astratte, egli infatti esprime la figurazione nell’astrazione creando una maggior ambiguità d’interpretazione; più che raccontare allude.

La sensualità sinuosa e la liquidità addensata in corpi sono mutate in forme geometriche sintetiche costruite come architetture, dentro cui la figura umana non è scomparsa, ma è allusa da simboli atavici. Cattaneo infatti sembra innalzare menhir, effigi di potenza maschile, e dolmen, simboli dell’energia germinale femminile.

Le sue sculture ambiscono con forza al cielo: sono inni di un uomo pieno di vita alla continua ricerca del senso dell’esistenza.

(Annalisa Ghilardi 2007)